QUARK

Rassegna Stampa Greco Preziosi

PESCATORI DI AMBRA

Sulle rive del Mar Baltico, dalla Danimarca alla Lettonia, passando per Germania, Polonia, Russia e Lituania, ci sono uomini che "vanno a pesca" di ambra. "Come facevano gli Aisti, antichi abitanti della Lituania, anche nei giorni nostri, sulle sponde delle regioni baltiche, si passa al setaccio la sabbia delle spiagge per estrarne ciotoli di questa gemma strappati dal fondo del mare dopo le tempeste", racconta Salvatore Greco, gioielliere e commerciante, nonché collezionista. Intrappolata sul fondo del mare, l'ambra viene liberata dalle onde che consumano le rocce e che poi, siccome è più leggera dell'acqua salata, la trasportano a riva. Ma gli uomini del Baltico non si sono mai accontentati di raccogliere solo l'ambra arrivata fino alla spiaggia. Dagli inizi dell'Ottocento i pescatori si immergevano nelle acque marine, subito dopo le mareggiate, anche a temperature ben di sotto dello zero. Legati tra loro o a pali fissati nella sabbia con semplici corde, muniti di rastrelli e lunghi retini, raccoglievano frammenti di preziosa resina fossile. Ma non sempre pali e corde reggevano alla furia delle onde e comunque mancava ogni protezione efficace dall'acqua gelida. Così a volte qualcuno ci rimetteva comunque la vita. In altri casi la raccolta era più semplice: negli specchi lagunari, dietro le spiagge, gli uomini recuperavano l'ambra da cavallo, evitando il congelamento. Nelle lagune più profonde si andava con le barche e successivamente è stata usata anche l'attrezzatura da palombari. Solo nel 1662 venne scoperto il primo giacimento nell'entroterra e finalmente l'ambra cominciò a essere recuperata anche restando all'asciutto. Oggi ci sono imprese che lavorano in modo industriale nelle miniere che si trovavano subito a ridosso della costa. La zona più ricca è quella di Kaliningrad, piccolo pezzo di Russia chiuso tra Lituania e Polonia. "Gli strati di roccia argillosa, che contengono i pezzi di ambra, vengono scavati con esplosivi e ruspe", racconta Giorgio Bogni, geologo e commerciante di minerali e di ambra, "I detriti prodotti dalle esplosioni vengono mescolati ad acqua marina, così l'argilla va a fondo mentre l'ambra viene a galla e può essere raccolta dagli operai , che frugano con un retino". Nel frattempo, sulle spiagge, il lavoro dei pescatori, per lo più abusivi, continua. Nel mondo esistono naturalmente altri siti di ritrovamento dell'ambra. Tra i più importanti ci sono i giacimenti di Santo Domingo, sfruttati solo dal secondo dopoguerra. L'ambra domenicana è nell'entroterra, in miniere scavate nel fianco di montagne, tra 800 e 1100 metri di altitudine, le cui strette gallerie sono profonde decine di metri. Gli operai scavano carponi, con strumenti rudimentali (pale e picconi) e talvolta anche a mani nude, gli strati argillosi per estrarne i frammenti di ambra. Ma cos'è in realtà l'ambra e da dove viene? Una leggenda greca narra che Fetonte, figlio di Apollo, dio del Sole, avesse chiesto al padre di guidare il suo carro. Strappata la promessa, Fetonte si pose alla guida dell'auriga dorata, ma incapace di dominare i cavalli si avvicinò troppo alla terra provocando immani disastri. Per porre fine a tutto ciò Giove fulminò Fetonte che precipitò alla foce del fiume Eridano ( il Po), dove venne sepolto dalle ninfe. Le sorelle, le Elidi, lo piansero a tal punto che Giove le trasformò in pioppi e le lacrime divennero la resina degli alberi: l'ambra. Il racconto spiega in modo semplice la genesi di questo materiale così particolare: l'ambra non è altro che la resina fossilizzata di alberi vissuti nel passato. I greci, che venivano in Italia a comprarla proprio nella zona del Po, in qualche modo avevano intuito cosa c'era dietro la sua formazione. E il filosofo Talete, nel 600 a.c., aveva scoperto anche l'altro sorprendente segreto di questo materiale: la sua proprietà elettrostatica. Se viene strofinata, sperimentò Talete, l'ambra produce una strana forza di attrazione (elettricità statica negativa) con la quale attira a sé piccoli corpi. Nel Settecento è proprio dallo studio dell'ambra che si arrivò alla scoperta dell'energia elettrica. Ed électron, infatti, è proprio il nome con il quale i greci la chiamavano. Però il termine non aveva niente a che fare con la proprietà fisica dell'ambra, bensì con la sua presunta origine magica. Electron viene da èlios, il sole: il suo colore particolare e il fatto che risulti tiepida al tatto diede origine all'idea che fosse un frammento di sole. "Era considerata un portentoso rimedio contro numerose malattie e a questo scopo veniva portata come collana, ma anche ingerita, in polvere, come una preparazione medicinale", racconta Eugenio Ragazzi, professore di Farmacologia cellulare e molecolare dell'Università di Padova. A lavorarla come gioiello, d'altra parte, l'uomo aveva cominciato fin dalla preistoria, grazie anche al fatto che è molto tenera, con una durezza intermedia tra quella del gesso e quella della calcite. I latini che ne avevano intuito l'origine vegetale la chiamarono sucinum. Plino il Vecchio, lo storico e naturalista romano che morì durante l'eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo, faceva derivare il termine da sucum, ovvero succo di piante. Ed è la diversa composizione di questo "succo" a far si che l'ambra sia diversa da luogo a luogo. "Nella zona del Baltico a regalarci questo piccolo prodigio della natura furono, milioni di anni fa, alberi simili a pini, detti Pintes succifer, della famiglia delle conifere. A Santo Domingo, invece, furono alberi imparentati con le piante dei fagioli, Hymenea protera, della famiglia delle leguiminose", racconta Eugenio Ragazzi, che sta studiando frammenti di ambra trovati vicino a Cortina d'Ampezzo. L'ambra delle Alpi, tra l'altro, è una vera rarità, è la più antica finora rinvenuta e risale addirittura a 230 milioni di anni fa. E i colori dell'ambra? "La resina fossile di conifere, cioè quella baltica, è opaca, mentre quella che deriva dalle leguminose di Santo Domingo è trasparente. Dipende dal fatto che la prima, più densa quando è fresca, imprigiona un maggior numero di bollicine d'aria", racconta Greco, "In effetti tutte le diverse sfumature sono date dalla presenza di microscopiche bolle di gas che interferiscono con i raggi di luce. Si va dal giallo all'arancio, dal rosso al bruno e persino verde, viola e blu". In questi casi, però ci vuole qualcosa di più delle bollicine di gas. "Per esempio, il colore blu di un'ambra che si torva a Santo Domingo", spiega Greco, "è dato da un particolare minerale, la glauconite che impregna l'ambra prima che si solidifichi". Non si sa con esattezza quanta ambra ci sia nel sotto suolo e per quanto tempo potremo estrarla. Ma difficilmente in futuro si formeranno nuovi depositi. "Gli alberi da cui deriva appartengono a specie oggi estinte", dice Ragazzi. "E le conifere attuali producono poca resina che, oltretutto, non può fossilizzare perché si disgrega facilmente.".

IN ITALIA: La più bella è in casa nostra
Anche in Italia si può trovare l'ambra. Il più importante giacimento è in Sicilia. "Vicino a Catania sfocia il fiume Simeto, che porta a mare piccoli frammenti della gemma, distribuendoli per 200 km sui litorali dal siracusano al ragusano", racconta Salvatore Greco, gioielliere.
  • Dopo le mareggiate entrano in scena i pescatori, che da generazioni raccolgono l'ambra sulle spiagge.
  • "Non si sa con esattezza dove sia il filone imbrifero, forse sotto l'Etna, dove passano torrenti sotterranei immissari del Simeto", spiega Greco.
  • L'ambra siciliana (simetite) va dal giallo-bruno al rosso-granato. La conoscevano già gli antichi ed è considerata la più bella e preziosa del mondo: vale circa 200 euro al grammo.


LA TRASFORMAZIONE: Dall'antica foresta fino al mare
Come fa la resina fresca a trasformarsi in una gemma dura?
  • Solo se sepolta in residui di vegetazione e poi nel suolo inizia la fossilizzazione (detta "amberizzazione"). Con il seppellimento, la resina viene protetta da diversi fattori che ne possono provocare la disgregazione. Iniziano a evaporare i composti "profumati",tanto abbondanti nella resina fresca. La materia si trasforma: le singole molecole organiche, che costituivano in modo disordinato la resina, si legano tra loro in lunghe catene di molecole, che danno una struttura più rigida alla materia.
  • Dopo milioni d'anni, i composti volatili fuoriescono del tutto (o quasi) e si giunge allo stadio finale di resina fossile.


ERA LA FORESTA. Milioni d'anni fa, gli alberi di alcune foreste trasudavano parecchia resina. Era così fluida che, colando lungo i tronchi e poi cadendo sul terreno, intrappolava piccoli animali e foglie. Nel Baltico avvenne 40 milioni di anni fa in foreste di conifere; a Santo Domingo in: foreste di leguminose 20 milioni di anni fa.
IL TRASPORTO. La resina caduta a terra è trasportata, insieme ai sedimenti, dal ruscellamento di acque piovane e poi da fiumi. Sepolta in sabbie e argille inizia a subire il processo di "amberizzazione". Nel Baltico furono l'acqua piovana, i fiumi glaciali e pre-glaciali; a Santo Domingo il ruscellamento delle acque piovane.
NELLE ROCCE. Oggi l'ambra si trova in rocce derivate dal consolidamento di sabbie e argille. Queste rocce si trovano sia sulla terra emersa che sotto i fondali marini. Gli strati rocciosi, infatti, possono subire spostamenti. Così nel Baltico l'ambra è di mare e di miniera, a Santo Domingo in miniere nell'entroterra.

ARIA ANTICA: Il dinosauro non si può fare
L'importanza dell'ambra in paleontologia è data dalle "inclusioni", ovvero resti animali e vegetali conservati al suo interno. Si trovano pure gocce d'acqua e bolle d'aria, che contengono l'atmosfera terrestre di milioni di anni fa.
  • Il film Jurassic Park ha ripreso l'idea di estrarre Dna di dinosauro, prelevandone il sangue da una zanzara che lo avesse punto. "L'ipotesi è ijmprobabile", dice Giorgio Teruzzi, paleontologo al Museo di Storia Naturale di Milano e curatore della nostra Ambra ( La gemma della Foresta)
  • "Oltre a essere difficile trovare "zanzare" così antiche. Tali resti risulterebbero molto danneggiati. Poi, estraendo il Dna è facile contaminarlo con frammenti attuali".


GIOIELLI: Diffidate dalle imitazioni
"L'ambra in commercio è spesso soggetta a trattamenti", dice il gioielliere Salvatore Greco. "In particolare quella baltica, opaca, può subire processi che la rendono trasparente. Il processo (detto"chiarificazione") provoca la formazione di fratture discoidali, spesso scambiate per foglioline. Un alto trattamento recupera gli scarti di lavorazione che, fusi insieme, formano ambra pressata ("ambroide"), di aspetto nebuloso e uniforme". Spesso, resine naturali più recenti ("copali") sono spacciate per ambra. Il copale è più chiaro ed è più tenero, non si lucida bene e l'alcool dei profumi lo attacca facilmente. Anche resine sintetiche plastiche sono usate a imitazione dell'ambra. Per imitare le inclusioni, insetti o foglie sono inserite nel copale rammollito o in resine sintetiche ancora fluide.

Rassegna Stampa Greco Preziosi

A MILANO: Alla scoperta dell'ambra

Antica resina fossile, l'ambra non è solo una ricercata "pietra preziosa" ma anche un terreno di indagine unico per i paleontologi, per le forme di vita che racchiude. Per illustrarne gli aspetti scientifici in campo paleontologico, gemmologico e archeologico, il Museo Civico di Storia naturale di Milano ha allestito la mostra

AMBRA. La gemma che imprigiona il tempo.

L'esposizione racconta l'ambra sotto vari punti di vista: dal suo ruolo presso le civiltà umane nel corso dei secoli fino alla sua composizione e formazione. Non mancano il panorama dei giacimenti mondiali, una sezione su "ambra e storia della vita" e i laboratori didattici. In mostra esemplari fino a 15 milioni di anni fa, con animali e vegetali rimasti intrappolati e pezzi fino a 6 kg di peso.